domenica 26 aprile 2009

Alcuni dati dell'ultim'ora


Nei giorni scorsi le varie agenzie del governo cinese hanno divulgato alcune statistiche relative al primo trimestre del 2009, suscitando l’entusiasmo di diversi commentatori che tra i dati messi a disposizione del pubblico hanno creduto di leggere i segnali di un’imminente conclusione della crisi. Non sono un economista e non mi permetto di commentare il quadro d’insieme, quindi mi limito solamente a riportare alcune cifre su due aspetti che mi sembrano di particolare interesse, la disoccupazione e gli incidenti sul lavoro .

Disoccupazione

Il 23 aprile il Ministero delle risorse umane e della previdenza sociale nel corso di una conferenza stampa ha svelato il fatto che nel primo trimestre del 2009 il tasso di disoccupazione urbana registrata è cresciuto dello 0,1% rispetto al livello dello scorso fine anno, raggiungendo il 4,3%. Detta così, sembrerebbe un’inezia, ma non bisogna dimenticare che il calcolo di questo tasso esclude alcune categorie con un’incidenza potenzialmente enorme sulla disoccupazione come i neo-laureati, i lavoratori migranti, i disoccupati rurali e i lavoratori licenziati dalle ex-imprese di Stato. Non si può inoltre trascurare il fatto che per stimolare l’occupazione negli ultimi mesi il governo cinese ha fatto enormi sforzi per avviare una serie di imponenti opere pubbliche. Letto in quest’ottica, un aumento così modesto del tasso di disoccupazione urbana registrata desta comunque notevoli preoccupazioni.

Riguardo al problema della disoccupazione dei lavoratori migranti, su cui mi sono soffermato spesso su questo blog (in particolare con questo post su Shenzhen), sono state fornite alcune nuove cifre. Prima della Festa di primavera, circa la metà dei lavoratori migranti, vale a dire intorno alle 70 milioni di persone, avevano fatto ritorno alle loro abitazioni nelle zone rurali. Nel primo trimestre di quest’anno, oltre il 90% di questi sarebbe tornato in città e molti di essi (non si specifica quanti) sarebbero stati in grado di trovare un nuovo lavoro nelle aree urbane. Coloro che invece non sono rientrati in città, sarebbero comunque stati in grado di trovare lavoro nelle regioni di origine grazie alle misure di stimolo all’occupazione adottate dai governi locali. Recentemente un articolo pubblicato sul sito del Financial Times sposa questa tesi ottimistica, sostenendo che l’allarme sarebbe cessato e arrivando a dichiarare che tutte le preoccupazioni degli ultimi mesi sarebbero state “ampiamente esagerate”, una conclusione che non mi trova del tutto d’accordo per varie ragioni che magari cercherò di spiegare in un mio post successivo.

Incidenti sul lavoro

Il 21 aprile l’Ufficio generale per l’amministrazione della sicurezza sul lavoro ha tenuto una conferenza stampa in cui ha divulgato alcuni dati relativi agli incidenti sul lavoro avvenuti nel primo trimestre del 2009. In base a quanto riportato dal portavoce di questo organo governativo, in questi tre mesi il numero complessivo degli incidenti sul lavoro, il numero di morti bianche e il numero di incidenti gravi hanno tutti registrato una diminuzione, tanto che egli è arrivato a sostenere che “la situazione generale è stabile, la tendenza è in miglioramento”.

Le cifre che ha fornito sono comunque spaventose, anche per un paese che conta su una forza lavoro enorme come la Cina. In appena tre mesi infatti nell’intero paese sarebbero successi 97.991 incidenti di ogni tipo, portando alla morte di 18.501 persone (oltre 200 persone al giorno). Nonostante questi numeri rappresentino un calo rispettivamente di 17.163 incidenti (-14%) e 1530 morti (-7,6%) rispetto all’anno scorso, il livello di mortalità sul posto di lavoro in Cina di fatto rimane altissimo.

1 commento:

  1. in italia i morti sul lavoro nel 2008 sono stati 639, non contando quelli morti spostandosi dal posti di lavoro a casa o viceversa (1060).
    Il dato sui morti sul lavoro e' sicuramente piu' attendibile dei dati sulla disoccupazione (falsati come ricorda Ivan).
    Date le dimensioni e i numeri del paese Cina, sarebbe interessante fare un confronto tra l'incidenza delle pecentuali sulla forza lavoro di realta' come gli Usa o l'Europa

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