mercoledì 7 gennaio 2009

Perchè i giovani laureati in Cina non trovano lavoro?


Sulla prima pagina di oggi del quotidiano di Pechino Jinghua Shibao (Beijing Times) campeggiava il titolo: “I laureati che per un anno non hanno un’occupazione possono ricevere un aiuto”. In sostanza, il governo di Pechino ha adottato alcune nuove misure per la promozione dell’occupazione, tra le quali è inclusa l’assistenza ai giovani laureati, che d’ora in poi potranno essere classificati come persone con problemi occupazionali e godere delle conseguenti politiche preferenziali e misure di sostegno, a patto che si registrino presso i locali uffici del lavoro.

Contrariamente a quanto si potrebbe credere, il fatto che i giovani laureati nella Cina di oggi abbiano grandi difficoltà a trovare un lavoro non è assolutamente una conseguenza dell’attuale crisi economica, ma bensì una situazione che va già avanti da qualche anno. Nel 1999, per stimolare i consumi interni in crisi sin dallo scoppio della crisi asiatica e arginare la piaga della disoccupazione urbana, il governo cinese ha scelto di accelerare il passo dell’espansione del sistema scolastico superiore, allentando i vincoli dell’ingresso per gli aspiranti studenti: in un solo anno le iscrizioni universitarie sono aumentate del 47,4% , passando da 1,08 milioni di studenti nel 1998 a 1,59 milioni di studenti nel 1999. E’ stato necessario attendere almeno fino al 2003 per comprendere appieno le conseguenze di questa affrettata riforma: oltre a causare un notevole danno alla qualità dell’istruzione superiore in Cina, una simile scelta infatti non ha fatto altro che aggravare notevolmente il problema che si proponeva di risolvere, in quanto un’espansione del numero degli studenti universitari non calibrata rispetto alla domanda del mercato ha portato ad una svalutazione dei titoli di studio e ad una situazione in cui è sempre più difficile per i giovani laureati trovare un posto di lavoro. Alcuni specialisti hanno stimato che il tasso di disoccupazione tra i laureati sia del 30%, mentre quello tra i diplomati delle scuole professionali del 60%.

Se un tempo, specialmente negli anni successivi alla Rivoluzione Culturale, il problema della disoccupazione giovanile era stato abilmente mascherato inviando i giovani istruiti in surplus nelle campagne, alcune politiche recentemente adottate dal governo cinese rivelano straordinarie analogie con il passato, in particolare se si considera il caso della campagna per “andare ad Ovest”, ove ai giovani vengono offerti incentivi materiali (non più politici) per andare a lavorare nelle zone arretrate della Cina occidentale o del Nord-est (la sola università Qinghua di Pechino nel 2008 ha inviato 336 suoi laureati in zone disagiate). Altre misure, riguardanti più in generale la creazione di un mercato del lavoro integrato, hanno invece portato alla cancellazione delle quote per la residenza nei capoluoghi provinciali e nelle città cinesi e all’adozione di politiche preferenziali per l’occupazione dei giovani diplomati e laureati.

Che il problema dell’occupazione dei giovani laureati cinesi sia molto serio si evince da vari articoli pubblicati sulla stampa cinese, persino sugli organi ufficiali del Partito. Nell’aprile del 2007 sul Quotidiano del Popolo è apparso un articolo in cui ci si poneva la significativa domanda “gli studenti universitari dovrebbero fare gli spazzini?”, a commento del fatto che ben 26 dei 30 vincitori di un concorso per spazzini del quartiere Luwan di Shanghai avessero un diploma specialistico di livello superiore. Ugualmente, quando nel marzo del 2007 il Consiglio degli Affari di Stato ha pubblicato la bozza della Legge sulla promozione dell’occupazione ed ha richiesto all’opinione pubblica di inviare i propri commenti in merito, uno dei punti caldi del dibattito è stato proprio quello riguardante il problema dell’occupazione dei giovani laureati, per risolvere il quale alcune voci proponevano di istituire un sistema previdenziale apposito. Notizie più recenti, e più discutibili, vogliono che più di 1.300 giovani laureati si siano disputati trentacinque posti come venditori di carne di maiale a Shenzhen e che un’azienda di Dongguan abbia offerto un salario annuale di oltre 10.000 yuan per assumere dei laureati come addetti alla pulizia dei bagni pubblici. Nonostante questi ultimi siano casi estremi che i media cinesi – in particolare internet - hanno ampiamente contribuito a gonfiare, essi sono fortemente rappresentativi dell’inquietudine che attraversa la società cinese in merito al futuro dei propri giovani.

In definitiva, quello che neppure gli anni più bui della Rivoluzione Culturale e dell’esodo forzato dei giovani verso le campagne sono riusciti a portare a termine - vale a dire l’eliminazione dello status particolare di cui da millenni godono gli studenti e, più in generale, le persone istruite in Cina – si sta gradualmente verificando con il processo di massificazione dell’educazione dell’ultimo decennio: oggi i giovani laureati cinesi non possono più entrare nella società e nel mondo del lavoro con la certezza di raccogliere i frutti dei loro anni di studio.



FONTI:

Il governo di Pechino promuove nuove misure contro la disoccupazione: i laureati che per un anno non trovano lavoro possono ricevere assistenza (in cinese), Jinghua Shibao del 07/01/2009 pg. A09.


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