venerdì 2 gennaio 2009

Raccontare la Cina attraverso i blog



Quella riportata di seguito è la traduzione in italiano di un articolo che ho avuto occasione di pubblicare in cinese nel numero di Esquire ("Shishang Xiansheng") in edicola lo scorso ottobre. Considerato l'argomento, mi è sembrata la maniera migliore per aprire questo mio primo "esperimento" di blog sulla Cina.




I tempi in cui la conoscenza della Cina era appannaggio di una ristretta classe di eletti in grado di leggere il cinese sono definitivamente tramontati: ora per sapere in tempo reale quali sono gli argomenti più caldi e le tendenze generali del dibattito in Cina basta padroneggiare un minimo la lingua inglese e saper navigare sul web. Più di quattrocento anni dopo la pubblicazione del primo dizionario cinese-europeo di Matteo Ricci, a dare l’ultimo colpo alle barriere dell’incomunicabilità è un sempre più numeroso gruppo di blogger che con la Cina hanno un rapporto particolare, persone comuni che attraverso i propri blog hanno deciso di mettere a disposizione del pubblico il proprio tempo e le proprie competenze linguistiche e tecniche con i soli scopi di informare e, a volte, divertire. È solamente grazie a queste persone che lo straniero interessato alla realtà cinese ma ignaro della lingua ora può contare non solo su testi “nobili” come traduzioni letterarie e saggi accademici per le sue ricerche, ma anche su materiali meno elaborati, più attuali e più ironici quali quelli che si possono trovare sui media cinesi. Si può dunque tranquillamente dire che da qualche anno a questa parte il monopolio di una prospettiva accademica e intellettualistica sulla Cina sta rapidamente crollando per lasciare spazio ad un coro di voci sempre più ampio.

Come ha rivelato un’indagine condotta alla fine del 2006 tra una settantina di giornalisti stranieri da Rebecca MacKinnon, ex corrispondente dalla Cina e dal Giappone per la CNN e a sua volta blogger molto acuta, i blog in lingua inglese di gran lunga più seguiti dalla comunità giornalistica residente in Cina sono due: EastSouthWestNorth e Danwei. Su 48 giornalisti che avevano risposto alla domanda sulla frequenza con cui essi consultavano alcuni blog in lingua inglese, 18 (il 38%) avevano dichiarato di seguire quotidianamente ESWN, contro i 12 (25%) di Danwei; solamente 4 giornalisti (l’8%) avevano poi ammesso di non consultare mai Danwei, contro i 7 (il 15%) di ESWN. Se si considera il fatto che sia ESWN che Danwei ogni giorno aggiornano una lista di link a letture consigliate non è così difficile ricostruire la mappa di una vera e propria galassia di blog di riferimento da cui i giornalisti stranieri possono attingere a piene mani per il loro lavoro. In questo universo in miniatura alcune stelle sembrano brillare più luminose delle altre, tanto che in diverse occasioni (nel 2005, nel 2007 e alla vigilia olimpica) Danwei ha persino pubblicato un’ironica lista di “lavoratori modello”, un elenco di nuovi media sulla Cina che varrebbe la pena seguire con attenzione. Inutile dire come queste liste abbiano influenzato il contenuto di questo articolo.

Roland Soong, l’ideatore di ESWN, ha avuto la fortuna di passare una vita intera a cavallo tra oriente ed occidente. Nato a Shanghai nel 1949, cresciuto ad Hong Kong fino ai diciotto anni d’età e poi vissuto per trent’anni a New York, Roland Soong è rientrato nell’ex-colonia britannica solamente nel 2003 per prendersi cura dell’anziana madre malata. Pur ricoprendo una carica ai vertici di una delle più grandi imprese per le indagini sui media a livello mondiale, dal 2003 ogni giorno egli riesce anche a trovare il tempo per aggiornare ESWN con traduzioni di ogni tipo: le sue fonti spaziano dal giornale locale più oscuro al settimanale nazionale più diffuso, dal blog della celebrità a quello del perfetto sconosciuto, dal forum più seguito a quello con pochissimi partecipanti. In un intervista rilasciata ad un altro blogger nel maggio del 2008 Roland Soong ha detto: “Quando dico che qualcosa è interessante, questo non significa che io sono d’accordo con questa cosa. E’ interessante nel senso che ‘questo è interessante, è insolito’, oppure è interessante perchè ‘wow, tutti stanno parlando di questo’ e tu non senti niente su questa cosa in inglese”. ESWN si articola in tre sezioni: una prima parte in cui si consigliano dei link; una seconda parte di “commenti brevi”, in cui vengono proposti sondaggi d’opinione, traduzioni non troppo lunghe, immagini accompagnate da commenti sempre molto incisivi; una terza parte di “blog posts” in cui si possono trovare approfondimenti su avvenimenti particolari. Su ESWN spesso i fatti vengono rappresentati attraverso un gioco di specchi con il quale si mettono a confronto i materiali più disparati nel tentativo di ricostruire le varie sfacettature (e a volte l’inconsistenza) delle verità presentate dai media cinesi ed occidentali. Come vuole il nome, l’opera di Roland Soong di fatto non è altro che un’efficace bussola virtuale che permette di navigare nell’ignoto mare dei media cinesi senza smarrire la rotta.

Esattamente come ESWN, anche Danwei è nato nel 2003. Alle spalle di questa creazione c’è Jeremy Goldkorn, un sudafricano che vive in Cina da ormai tredici anni. Un paio d’anni fa egli ha guadagnato una certa notorietà anche tra i cinesi grazie ad una serie di filmati online in cui lo si poteva osservare per strada mentre intervistava persone comuni indossando un casco giallo da lavoro, ragione per cui in Cina gli è stato affibbiato il nomignolo di “straniero con il cappello”. Oltre a Goldkorn, attualmente sono almeno tre gli autori fissi (due cinesi e un americano) che si avvicendano con una certa regolarità nell’aggiornare il sito, senza contare i vari contributi occasionali provenienti da stranieri attivi in ogni settore. Danwei è un vero e proprio blog che esplicitamente pone al centro “i media, la pubblicità e la vita urbana in Cina”. A differenza di ESWN, esso presenta una grafica accattivante e permette all’utente di lasciare i propri commenti: non molto tempo fa l’intera struttura del sito è stata rivista per riorganizzare i post in diverse categorie tematiche e facilitare la consultazione da parte dell’utente. Il nucleo di Danwei è costituito dalle traduzioni di articoli tratti dai media cinesi, ma non mancano commenti brevi sull’attualità, link a filmati (a volte autoprodotti), recensioni letterarie, opere fotografiche e persino una rubrica fissa che ogni giorno prende in considerazione una prima pagina di giornale particolarmente significativa. Di fatto Danwei si è ormai affermato come un punto di riferimento per la comunità di stranieri residenti a Pechino e più in generale in Cina, come testimoniano le innumerevoli offerte di lavoro estremamente qualificate nel campo dei media, della comunicazione e delle organizzazioni internazionali che da qualche mese a questa parte hanno cominciato ad apparire sul sito.

La lista dei nuovi media che si occupano di Cina potrebbe continuare per pagine e pagine. Esistono siti che scelgono di tradurre commenti cinesi su problemi sociali delicati, come la sezione cinese di Global Voices Online, parte di un enorme progetto avviato dall’università di Harvard, ed esistono siti che si occupano specificamente dei media cinesi come oggetto di studio “fine a se stesso”, come il China Media Project dell’Università di Hong Kong; ci sono siti che sono gestiti interamente da cinesi, come il blog collettivo Fool’s mountain, e ci sono siti gestiti da stranieri, come Mei-zhong Guanxi di Anton Lee Wishik II, un americano che vive a Shanghai; ci sono siti che propongono analisi di accademica serietà, come le decine di blog di specialisti, avvocati, ricercatori che per passione fanno divulgazione sugli aspetti di loro competenza, e ci sono blog che invece mettono in luce gli aspetti più carnevaleschi ed ironici della società cinese, come ChinaSMACK, sul quale vengono riproposte soprattutto la traduzioni di dibattiti surreali apparsi sui principali forum cinesi; esistono blog tematici come il China Law Blog, ed esistono blog personali in cui si riportano esperienze del tutto particolari, come il Ben’s Blog, in cui un giovane americano descrive i suoi esperimenti etnografici, come il fatto di aver passato trenta giorni come apprendista presso un piccolo barbiere cinese… Esistono blog di tutti i tipi, il problema è solamente saperli trovare e questo non è certo semplice.

Attraverso questi nuovi media, tastare il polso della società cinese diventa un’impresa allo stesso tempo più semplice e più complessa. E’ più semplice perchè il materiale a disposizione è incomparabilmente più numeroso e vario, sufficiente a coprire anche quegli aspetti della società che finora le persone chiamate a formare l’opinione pubblica occidentale sulla Cina hanno reputato di secondario interesse. E’ invece più complicato perché da questo oceano di nuovi materiali emerge, come è giusto, l’immagine di una società complessa, sfaccettata, piena di contraddizioni e di problematiche che alla fin fine non sono poi così dissimili da quelle con cui anche in occidente ci si deve confrontare ogni giorno. Il luogo comune che vuole che tutti i media cinesi siano rimasti cristallizzati in uno status simile a quello che potevano avere all’epoca della Rivoluzione Culturale sta lentamente scomparendo, mentre la società cinese non viene più rappresentata solamente in bianco e nero attraverso le testimonianze di osservatori esterni che non sono in grado di dare il giusto peso alle sfumature e ai dettagli, ma anche attraverso la polifonia delle voci dei cinesi stessi. Per la prima volta nella storia, il pubblico occidentale può ascoltare non solo le voci di intellettuali e politici cinesi, ma anche quelle di giornalisti, persone comuni, attivisti disposti a raccontare il proprio punto di vista sulla realtà che li circonda. Certamente, nella selezione dei materiali il blogger opera secondo una sua personale discrezione, come non mancano di ricordare diversi commenti critici che regolarmente appaiono in occasione di post su questioni particolarmente sensibili. Eppure, la sostanza della questione non cambia: la rete è lo strumento più potente che l’umanità abbia mai avuto per realizzare il sogno eterno dell’incontro delle civiltà.


Fonte originale: "Guanzhu Zhongguo de Yingwen Boke", su Shishang Xiansheng (Esquire) n. 38 dell'ottobre 2008, pg. 142.

Nessun commento:

Posta un commento