venerdì 9 gennaio 2009

Un'altra voce è stata soffocata: Bullog.cn è stato chiuso


Stasera, appena rientrato a casa, come da abitudine ho aperto il sito Bullog per vedere se in giornata era stato pubblicato qualche post interessante. Con mia grande sorpresa mi sono trovato di fronte ad una pagina la cui intestazione - un messaggio automatico - leggeva "il sito web da lei richiesto non esiste oppure la rete è impossibilitata ad effettuare la richiesta; siete pregati di utilizzare le funzioni dei motori di ricerca per cercare notizie a riguardo". Il tutto in fianco al logo di China Unicom, l'agenzia di telecomunicazioni che si occupa della gestione della rete nell'area di Pechino. Un sito web che ogni giorno riceveva centinaia di migliaia di visite è stato chiuso così, da un momento all'altro, senza alcun preavviso e alcuna spiegazione.

Non è la prima volta che Bullog viene chiuso. A metà ottobre del 2007, alla vigilia del Diciassettesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, il sito venne bloccato con una decisione di autorità. Allora fu necessario aspettare più di un mese prima che i contenuti originali venissero ripristinati su un server all'estero, in attesa delle autorizzazioni necessarie per riprendere le attività in Cina.

Bullog, un sito avviato da Luo Yonghao, un blogger che recentemente è stato annoverato dalla rivista Esquire tra gli "uomini alla moda" dell'anno, è strutturato come una piattaforma di blog ove si possono leggere le opinioni di alcune tra le persone più interessanti e socialmente impegnate nel panorama mediatico e culturale cinese. Naturalmente, tra le decine di post che vengono inoltrate ogni giorno sul sito non mancano i contenuti critici nei confronti del governo e dell'amministrazione e probabilmente è proprio in questo "non allineamento" che vanno cercate le ragioni di questo brusco arresto. Eppure di fatto Bullog svolgeva anche un importante funzione sociale, lanciando sulla rete importanti campagne per sensibilizzare l'opinione pubblica a problemi reali, non da ultimo l'appello per ritrovare i ragazzi scomparsi nelle fornaci di mattoni in nero e le varie sottoscrizioni per il terremoto.

Che dire di tutto ciò? L'indignazione è tanta, ma per lo più avverto un senso di profonda delusione. Una delusione nei confronti della classe politica cinese e di tutte quelle persone che con la loro passività (o con il loro perverso attivismo) rendono possibile tutto questo. Non ammiravo Bullog in maniera incondizionata per le prese di posizione estreme o per i commenti indignati che ospitava, non mi esaltavo per una sua presunta "dissidenza" dal potere politico, ma mi limitavo ad apprezzarne l'apertura e la varietà, nonchè la volontà di partecipare alla costruzione di una società migliore, se non democratica, quantomeno più giusta. In tutto ciò non riesco a leggere altro che una sconfitta per il governo cinese, incapace di affrontare a viso aperto le opinioni di quella che tutto sommato potrebbe non essere altro che una piccola minoranza della popolazione. Come si può leggere in una nota datata 9 gennaio 2009 alla voce Bullog nell'enciclopedia online di Baidu (baidu baike): "Per ragioni oscure che tutti comprendono, Bullog è stato chiuso. Se ora entrate in Bullog, sulla pagina apparirà solamente un avviso che vi avverte che il sito non esiste. Questa chiusura dimostra un ulteriore passo indietro del sistema del nostro paese".


1 commento:

  1. Complimenti per l'articolo, molto puntuale. A tal proposito ti segnalo questo post scritto dallo stesso Luo http://www.luoyonghao.net/blogs/luoyonghao/archives/122435.aspx

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